Dossier: Decisioni

«Ho donato un rene alla mia ragazza»

Donare un organo alla propria partner: è una decisione difficile che Robin Freimann ha affrontato e della quale non si pente minimamente.

Test: Katharina Rilling; foto: Marco Rosasco

«Durante la pandemia ho donato un rene alla mia ragazza. Siamo una coppia giovane –non siamo parenti, né siamo sposati. Grazie alla dialisi la sua malattia non la metteva in pericolo di vita. Eppure, la decisione di donare un organo non è stata difficile da prendere. Vedevo quanto stesse male e quanto ne risentisse la sua qualità di vita. Tre volte a settimana doveva sottoporsi a dialisi per quattro ore e non era più in grado di lavorare a tempo pieno. A quel punto non ho avuto alcun dubbio sul da farsi.

Ma è tutta un’altra cosa poi restare fermi sulla propria decisione. L’anno trascorso fino all’operazione è stato pieno di alti e bassi. Spesso mi sono trovato a pensare: ma io sono una persona sana. Non sto male. Lei sta male! Ma perché? Mi è successo alla prima visita, quando mi hanno infilato nella macchina; anche i donatori devono sottoporsi a esami approfonditi. I medici mi hanno trovato delle macchie sul polmone; niente di grave, come poi si è scoperto, ma per sicurezza mi hanno prelevato dei tessuti. Ancora più stress. Poi c’erano le persone intorno a me: le vedevo preoccupate, mi chiedevano se ci avessi riflettuto bene.

Robin è in pace con se stesso: la decisione è stata quella giusta, anche se un giorno lui e la sua ragazza dovessero lasciarsi.
I molti colloqui prima del trapianto hanno avvicinato i due ancora di più.

Fortunatamente la mia ragazza non mi ha mai messo sotto pressione. Sapevo che avrei potuto ripensarci anche una volta arrivato in sala operatoria – e che lei avrebbe capito. Questo periodo così intenso ci ha uniti ancora di più. Nonostante ciò, abbiamo parlato anche dell’eventualità di una separazione. Ci siamo scritti una lettera in cui ci siamo promessi che il rene non sarebbe stato un motivo per restare insieme. Mi sono ripromesso di vedere il lato positivo se un giorno avessimo deciso di mettere un fine alla nostra storia. Mi direi di aver aiutato una persona cara.

Bisogna affrontare tutti questi temi quando si prendono decisioni così importanti. Solo dopo aver sviscerato ogni lato della questione e essersi convinti di fare la cosa giusta, si riesce a restare fermi nella propria decisione. Nei momenti difficili mi sono aggrappato al fatto di ritenere la donazione di organi una cosa giusta. Mi sono occupato poco delle probabilità e delle quote di successo dei trapianti.

Ora posso affermare di essere perfettamente in pace con me stesso. Stiamo molto bene. Tra non molto la mia ragazza potrà riprendere a lavorare. Per me la donazione è stata un’importante lezione di vita perché i tanti colloqui e le paure superate mi hanno fatto crescere. Oggi apprezzo la vita e la salute molto di più. Festeggiamo il giorno dell’operazione come il nuovo compleanno della mia ragazza. Forse avrò qualche disturbo quando sarò avanti negli anni. Ma è un rischio con il quale devo convivere. Vivo l’oggi senza rimpianti. Nessuno può dire cosa porta il domani.»

Robin Freimann ha 26 anni ed è greenkeeper di un campo di golf.

Condividi