10 miti di balneazione: i fatti
Perché non si dovrebbe fare il bagno a stomaco pieno? Si possono prendere ustioni solari anche sott’acqua? Ed è pericoloso tuffarsi nell’acqua fredda? Un’analisi dei miti più comuni intorno al divertimento in acqua.
Prima o poi arriva l’estate. Quando inizia a fare caldo, non può di certo mancare un tuffo rinfrescante in acqua. Proprio come non può mancare una birra fresca in barca o le patatine fritte in piscina. Ma cosa bisogna osservare? È pericoloso tuffarsi in acqua da accalorati oppure fare il bagno subito dopo mangiato? E ci si ustiona anche sott’acqua – oppure no?
1. Non si nuota a stomaco pieno.
Sì e no. «Questa è di certo una delle regole di balneazione più diffuse. Ma purtroppo anche una che non è del tutto esatta», spiega Philipp Binaghi della Società Svizzera di Salvataggio (SSS). «Ecco perché anni fa l’abbiamo adeguata. Teniamo a sottolineare che non si dovrebbe andare a nuotare completamente a stomaco pieno o vuoto. Chi ha appena mangiato non parte subito per una maratona e a nessuno salterebbe in mente di scalare una montagna di 3000 metri senza aver fatto colazione.» È importante trovare una via di mezzo: «Dopo un pasto abbondante ci si sente fiacchi perché il fisico usa l’energia per la digestione. Diminuisce la circolazione del sangue nel cervello e il nuotatore potrebbe sentire un senso di nausea o giramento di testa. Nel peggiore dei casi perde i sensi in acqua e affoga silenziosamente.»Allo stesso tempo si dovrebbe evitare di andare a nuotare a digiuno perché si potrebbe verificare un’ipoglicemia o un attacco di fame.
2. Solo chi non sa nuotare o non nuota bene può annegare.
Sbagliato! «Anche il fisico perfettamente allenato può avvertire sensi di debolezza o crampi», avverte Binaghi. Ecco perché non si dovrebbe mai nuotare da soli a lunga distanza. È inoltre importante sapersi valutare correttamente: «Sono in forma? Quello che sto per fare è sicuro e mi farà bene? Corrisponde alle mie capacità? Chi conosce il proprio corpo è un buon nuotatore e si divertirà in acqua», afferma convinto l’esperto della SSS.I nuotatori dovrebbero altresì evitare di bere birra, vino frizzante o altre bevande alcoliche, perché chi beve alcol o assume droghe spesso si sopravvaluta. «È anche problematico perché l’alcol dilata i vasi sanguigni.
Nuotando, il sangue si raffredda rapidamente e con la circolazione si sposta da braccia e gambe verso il centro del corpo. Questo fa aumentare il rischio di un collasso.»
3. Dopo un tuffo in acqua fredda si rischia un infarto.
Succede di rado. «Questo rischio si corre se ci si tuffa direttamente in acqua da accalorati. Ma questo accade davvero molto raramente», spiega il portavoce della Società Svizzera di Salvataggio. «Poiché le arterie si restringono bruscamente, il sangue non riesce più a circolare bene. Nel peggiore dei casi può verificarsi uno shock ipotermico con conseguente svenimento o persino infarto.» Straordinariamente, questo succede maggiormente alle persone giovani la cui circolazione è più agile di quella delle persone più anziane.
Una cosa è certa: i grandi sbalzi di temperatura sono semplicemente stressanti per il corpo che può reagire con crampi muscolari e problemi circolatori. Ecco perché si dovrebbe fare una doccia fredda prima di andare a nuotare o, per lo meno, entrare in acqua lentamente e immergere in maniera alternante le braccia in acqua bagnando volto e torace.
4. Sott’acqua si è protetti dalle ustioni solari.
Sbagliato. Al contrario: sotto la superficie dell’acqua si rafforzano persino i raggi UV. Secondo la rivista scientifica Quarks, il 40 percento dei raggi UV penetra fino a una profondità di mezzo metro. Ecco perché bisogna usare una protezione solare anche quando si fa il bagno!
5. Quando le labbra diventano blu bisogna subito uscire dall’acqua.
Vero. «Non si dovrebbe aspettare finché diventano blu le labbra. Questo è di norma un segnale di ipotermia», spiega Philipp Binaghi. «Non fa bene al corpo, né in acqua né fuori dall’acqua.» I nuotatori dovrebbero asciugarsi bene e riscaldarsi.
Importante: soprattutto i bambini si raffreddano rapidamente e quando sono in acqua perdono spesso il senso del tempo e del freddo. Al più tardi quando iniziano a tremare è giunta l’ora di uscire dall’acqua e fare una pausa più lunga.
6. Da bordo piscina o da riva si vede chi sta annegando.
Sbagliato. «Hollywood trasmette spesso e volentieri l’immagine dell’annegamento accompagnato da urla e schiamazzi. Ma non è così: l’annegamento è una morte silenziosa», dice la SSS. Nella maggior parte dei casi le persone che stanno annegando non sono in grado di chiamare aiuto: siccome la bocca si trova sotto la superficie dell’acqua e riemerge solo brevemente, il tempo è troppo poco per espirare, inspirare e chiamare aiuto. Infatti, il sistema respiratorio si concentra automaticamente sulla respirazione prima di attivare la parola.
Non è neanche possibile agitare le braccia poiché sono istintivamente stese di lato per premere dall’alto verso la superficie. Questa funzione di protezione serve a tenere a galla il corpo. Chi sta annegando non è quindi in grado di controllare consapevolmente le braccia. Binaghi sottolinea: «Mentre si affoga il corpo assume una posizione eretta in acqua. Normalmente chi sta annegando riesce a tenersi a galla tra i 20 e i 60 secondi prima di affondare. Vale a dire che rimane poco tempo per il salvataggio.»
Ma, ovviamente, anche una persona che agita le braccia chiamando aiuto può trovarsi in difficoltà. «Diversamente dall’annegamento vero e proprio, queste persone sono in grado di contribuire al proprio salvataggio e, in una situazione di emergenza, aggrapparsi a salvagenti o ancore di salvezza.»
7. E poi al mare è sempre più pericoloso.
Sbagliato! «Il pericolo dipende sostanzialmente dalla persona e dal suo atteggiamento in o vicino all’acqua. Vi sono fattori ambientali, tra cui anche il tipo di acque, che possono influire sul potenziale di rischio. Ma in definitiva, è la persona stessa ad essere responsabile della propria gestione del rischio», tiene a sottolineare l’esperto di salvataggio. Significa che in tutte le acque si celano dei rischi. Il rischio effettivo dipende da come si gestiscono.
Peraltro, in Svizzera la maggior parte delle persone annega nel lago (2019: 24), seguito a ruota dal fiume (2019: 23). In piscina il numero di annegamenti è relativamente basso (2019:1).
8. Il costume bagnato favorisce l’infiammazione della vescica.
Vero. Proprio in estate i batteri hanno il gioco facile: chi tiene addosso il costume bagnato per troppo tempo o rimane seduto a lungo sul bordo freddo della piscina può contrarre un’infiammazione della vescica. Quando il basso ventre si raffredda, si restringono i vasi sanguigni e si riduce la circolazione delle mucosi. Questo favorisce le infezioni. Ecco perché si dovrebbero indossare indumenti asciutti una volta usciti dall’acqua.
9. Chi ingerisce l’acqua della piscina prende la diarrea.
Sì e no. Ieri in piscina e oggi a letto con la diarrea? Benché le sostanze chimiche come il cloro e gli impianti di filtraggio tengano a bada germi e batteri e la qualità dell’acqua venga strettamente sorvegliata, vi è comunque il rischio di infezione. Può pertanto capitare che i bagnanti avvertano disturbi allo stomaco o contraggano un’infiammazione alle orecchie o agli occhi. Il rischio è maggiore soprattutto se l’acqua è calda e poco profonda come a riva o in una piscinetta. Ecco perché bisognerebbe evitare di far ingerire acqua soprattutto ai bambini e ai neonati
10. Le donne incinte non dovrebbero andare a nuotare.
Sbagliato. Nuotare in gravidanza è rinfrescante, mantiene in forma ed è uno sport dolce. È pertanto molto raccomandato alle donne incinte, soprattutto negli ultimi mesi della gravidanza, quando il peso aumenta e si è più limitati nei movimenti. L’importante è non sovraffaticarsi. Per motivi d’igiene dovrebbero tuttavia rinunciare al bagno rilassante nella Jacuzzi, poiché qui l’acqua viene cambiata molto di rado. A causa della flora vaginale sensibile, le donne incinte reagiscono infatti spesso con infezioni all’intimo.
Acqua e bambini: Cos’è l’annegamento silenzioso?
Nei bambini di età inferiore ai quattro anni l’annegamento è la seconda causa di morte per infortunio. Se i bambini piccoli finiscono con la testa sott’acqua, perdono l’orientamento e restano immobili. I bambini e i neonati annegano in silenzio nel giro di venti secondi, anche in un palmo d’acqua.
Importanti regole di balneazione
Philipp Binaghi della Società Svizzera di Salvataggio (SSS) spiega: «Ecco perché è estremamente importante che gli adulti siano sempre vigili e attenti quando si trovano con dei bambini vicino all’acqua. La prima regola di balneazione della SSS è più che chiara: i bambini devono avvicinarsi all’acqua solo accompagnati, quelli più piccoli devono essere supervisionati ed essere tenuti a portata di mano!»
Non si può fare affidamento a mezzi galleggianti come braccioli o simili, perché potrebbero scivolare dal braccio o essere difettosi. A volte costituiscono anche un ulteriore pericolo perché i bambini rimangono impigliati o incastrati.
Perché i neonati e i bambini annegano in silenzio?
In proporzione al loro corpo, la testa dei bambini è piuttosto grande. Il loro baricentro non è quindi all’altezza dell’ombelico bensì del petto. Se un bambino si china in avanti verso l’acqua, è facile che ci cada dentro. Secondo la guida per genitori di swissmom, la muscolatura poco allenata del collo dei bambini non è in grado di alzarla fuori dall’acqua. I neonati e i bambini piccoli annegano così in silenzio, senza opporre resistenza.
Inoltre, i bambini affogano in modo diverso dagli adulti: quando sono sott’acqua cessano di respirare per riflesso. Se il bambino non riesce a tornare a galla abbastanza in fretta, cala la sua pressione sanguigna. Presto non è più in grado di trattenere il respiro e riprende a respirare. A questo punto l’acqua penetra nei polmoni, causando convulsioni e perdita di conoscenza.
Attenti all’«annegamento a secco»
Anche se il bambino è stato salvato dall’annegamento, il pericolo non è ancora del tutto superato. Dopo un infortunio di balneazione deve assolutamente essere portato all’ospedale e tenuto sotto osservazione – anche se sembra essersi ripreso e risultare del tutto normale.
Può comunque aver inspirato piccole quantità d’acqua che potrebbero danneggiare gli alveoli polmonari (edema polmonare). Questo sintomo dell’«annegamento silenzioso» si può infatti manifestare persino 48 ore dopo l’infortunio e si chiama «annegamento a secco». Fortunatamente è molto raro.