Dossier: Mentalmente forti

Forza mentale: come arrivare al top della forma

Forza, tecnica, resistenza: possiamo allenare tutto. Ma la mente? Il nostro modo di pensare ha un impatto significativo sulle nostre prestazioni. Ecco perché lo psicologo dello sport Jörg Wetzel rende gli atleti mentalmente forti. I suoi consigli sono utili anche per i non professionisti.

Testo: Julie Freudiger; foto: Unsplash

Esistono vincitori o perdenti nati?

No. Trent’anni fa si supponeva che il rendimento e la forza mentale fossero per un terzo acquisiti e per il resto innati. Invece è vero il contrario: due terzi sono acquisiti. Possiamo sicuramente controllare la nostra psiche e lavorare sulla nostra personalità per diventare mentalmente più forti e resistenti.

In che modo gli sportivi professionisti gestiscono la tensione e la pressione?

I pensieri negativi e i dubbi interiori sono sempre presenti, ma affiorano soprattutto poco prima della competizione. A questo ci si deve preparare e lavorare ad esempio con la tecnica dello stop del pensiero, che consiste nel dire stop, respirare profondamente e ripetere a se stessi due pensieri motivanti. Gli atleti devono esercitare questa programmazione mentale nell’allenamento. Anche su cosa concentrarsi è fondamentale: puntare solo al risultato non è ideale. È importante dare la giusta attenzione anche al processo. Chi durante la competizione esaurisce il suo potenziale può perdere ma essere comunque felice.

«Se voglio solo essere migliore degli altri, la gioia e la coesione sociale vengono meno»
Jörg Wetzel, psicologo dello sport

Tuttavia lo sport è spesso incentrato sulla vittoria.

Naturalmente, ciò che distingue l’atleta professionista è che è fortemente definito dalla performance. Ma non dovrebbe essere così. La base è il benessere mentale. Se voglio solo essere meglio degli altri, la gioia e la coesione sociale vengono meno.

Quali sono gli effetti dell’allenamento mentale?

Jan Lochbihler, detentore del record mondiale di tiro, è venuto da me con problemi di motivazione. Negli incontri ha creato un’immagine che lo vedeva battere il record mondiale. Pochi mesi dopo ha raggiunto questo obiettivo, grazie al suo approccio mentale. Probabilmente c’erano altri atleti in questa competizione che desideravano battere il record mondiale. Ma durante il percorso si sono innervositi.

Non è dunque giusto pensare solo all’obiettivo?

La chiave è non pensare al momento giusto. Durante l’esecuzione della performance devo lasciare che il corpo, cioè il subconscio, prenda il comando. Se chiedete a un atleta subito dopo la gara perché ha vinto, probabilmente non avrà una risposta. La performance è frutto dell’automatismo, dell’intuizione o, appunto, del subconscio. La mente, quindi la razionalità, ha potuto concedersi una pausa.

Si coinvolge il subconscio nell’allenamento. Come funziona?

Ho seguito un’atleta che a causa di un infortunio non ha potuto allenarsi correttamente nei mesi precedenti alle Olimpiadi. Abbiamo calcolato che nella sua carriera ha fatto migliaia di salti e che quindi non era possibile che il corpo disimparasse il gesto tecnico in poche settimane. Era solo il pensiero a farglielo credere. Con visualizzazioni, trance e rilassamento abbiamo allenato mentalmente il salto ideale. In effetti ha funzionato e ha ottenuto un diploma olimpico. L’atleta ha dovuto imparare a fidarsi del suo corpo.

« «Avere dubbi interiori è qualcosa di buono, dimostra che si desidera crescere e migliorare»
Jörg Wetzel

Cosa posso imparare dagli sportivi d’élite per la mia quotidianità?

Ad esempio, ad affrontare la giornata con un atteggiamento positivo. Formulare i nostri pensieri in modo positivo o negativo è una nostra scelta. Consiglio un rituale dopo il lavoro: annotatevi tutto ciò che dovete ancora fare. Poi mettete da parte la lista fino al giorno successivo. Così potete togliervi le cose in sospeso dalla testa. Poi annotate cosa avete fatto bene oggi, di cosa siete orgogliosi e con quale sentimento desiderate svegliarvi la mattina dopo. Andate a letto con questi pensieri positivi.

Sembra semplice. Ma molte persone dubitano di se stesse.

Avere dubbi interiori è qualcosa di buono, dimostra che si desidera crescere e migliorare. Ma i dubbi non dovrebbero essere presi per oro colato. L’ha affermato anche un plurimedagliato olimpico: nel momento in cui ha smesso di prendere sul serio i suoi pensieri, soprattutto la sfiducia in se stesso, è stato in grado di dare il meglio di sé.

Lo psicologo dello sport Jörg Wetzel allena da oltre venti anni atlete e atleti di punta e dal 2006 segue anche i partecipanti ai Giochi Olimpici.

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