Dossier: Mentalmente forti

Psicosomatica: quando il corpo è il campanello d’allarme dell’anima

Quando tutto diventa insopportabile, non è solo la mente a risentirne. Spesso è anche il corpo a farne le spese e inizia una difficile ricerca della causa. È importante premettere, però, che la psicosomatica non ha niente a che vedere con le malattie immaginarie.

Testo: Robert Wildi; foto: Keenan Constance / Unsplash

La costante pressione professionale. Il continuo stress nel privato. Preoccupazioni e ansie. Improvvisamente, anche il corpo cede. L’essere umano ha una natura complessa. Nella medicina psicosomatica questa complessità è più evidente che mai: è qui che la conoscenza del corpo e della psiche confluiscono e costituiscono una specializzazione. I fatti dimostrano che questa disciplina è necessaria per districare la rete di interazioni: fino all’80 percento delle persone percepisce almeno una volta nella vita l’influsso che lo stress psicologico ha sulla salute fisica. Il cuore sobbalza, la pressione va alle stelle, la schiena fa male, sulla pelle compaiono degli sfoghi. Sono tutti SOS. La visita dal medico però mostra che il cuore sta bene, i dischi intervertebrali sono al loro posto e dai test non emergono allergie. Cosa sta succedendo?

«La mente e il corpo sopportano bene carichi se non durano a lungo», spiega Ulrich T. Egle, professore di medicina psicosomatica e psicoterapia presso il Sanatorium Kilchberg, «ma non se si protraggono nel tempo.» Lo stress costante porta a un livello permanentemente alto di cortisolo, l’ormone dello stress, nel sangue. «Il cortisolo danneggia determinate parti del cervello», afferma Egle. Particolarmente strapazzate sono le aree che si occupano di gestire lo stress. Così, l’autoregolazione dell’organismo si disequilibra e non consente più al corpo di rilassarsi dopo i picchi di stress. Ne consegue che ci si ammala psicosomaticamente.

Le persone inclini al perfezionismo e all’eccessiva severità nei propri confronti ne sono più soggette. Anche chi affronta le novità con timore o non sopporta bene gli stati di incertezza può soffrirne. Per Egle è determinante come si affronta lo stress e come si giudica una situazione difficile. «Il nostro modello di coping deriva da quanto appreso in passato e dalle esperienze di vita. Ciò che abbiamo imparato, ci aiuta a prepararci nel migliore dei modi a nuove situazioni e ad affrontare le difficoltà.» Questi schemi possono essere efficienti a lungo, ma col tempo possono portare a un disturbo da stress. Nel caso ideale il cervello è in grado, con poco dispendio di energie, di far fronte a delle situazioni di stress.

La psicoterapia orientata alla ricerca delle cause è la strada da preferire

Se la persona non ci riesce più, ha bisogno di un aiuto esterno. Per prima cosa, deve prendere coscienza della malattia. «Persone con malattie psicosomatiche preferiscono spesso avere vere malattie, cioè patologie fisiche, piuttosto che ammettere a sé stesse e agli altri di avere una malattia legata allo stress», dice Egle. Anche quando la diagnosi rivela un grado significativo di problemi legati allo stress, questi pazienti hanno spesso bisogno di essere motivati a iniziare la cura adeguata. «Senza la loro collaborazione, la terapia non ha possibilità di successo», afferma lo psichiatra.

Per Egle, nella terapia di malattie dovute allo stress i medicinali giocano un ruolo solo nelle crisi acute o in singoli casi specifici. Giudica criticamente quanto spesso vengano somministrati calmanti e oppiacei anche per lunghi periodi di tempo. «Non di rado questi farmaci portano a un ulteriore disturbo da dipendenza.» Il punto centrale della cura, secondo lui, è la psicoterapia orientata alle cause. I pazienti devono innanzi tutto imparare a capire come e perché si ritrovano ripetutamente in situazioni di stress.

«Solo quando la persona riesce a capire i meccanismi, può iniziare a cambiare i propri schemi di pensiero, di vissuto e di comportamento», dice Egle. Questo «riapprendimento» viene messo in pratica con esercizi specifici nella vita di tutti i giorni e viene accompagnato da tecniche di rilassamento e da un allenamento sportivo adeguato. «È così che le disfunzioni del sistema neurovegetativo e del sistema immunitario possono essere rimediate in modo efficace.» In modo che la persona colpita riesca a uscire da quel vicolo cieco e a riappropriarsi della propria vita.

Consiglio degli esperti

Ulrich T. Egle, professore di medicina psicosomatica e psicoterapia

«Quando si cerca di cambiare i modelli di comportamento precedenti, i pazienti possono concentrarsi su compiti molto diversi. Per esempio su una maggiore percezione dei propri sentimenti e delle proprie necessità, prendendosi più cura di sé. È importante anche comunicare apertamente i propri interessi, pianificare meno la giornata e cercare di essere meno perfetti nella vita quotidiana. Insomma, imparare ad accettare le incertezze con più tolleranza.»

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