Dossier: Mentalmente forti

Cadere, rialzarsi, continuare

Anche la nostra psiche ha bisogno di buone difese. Cosa succede se queste sono a terra? Jacqueline Schürer l’ha sperimentato in prima persona e imparato a rialzarsi grazie a un allenamento mirato della resilienza.

Testo: Katharina Rilling; foto: Désirée Good

La brezza tra i capelli, il sole sul viso, lei sulla sua bici. Una perfetta giornata di fine estate. Ma la mente di Jacqueline Schürer ripassa senza sosta la lista delle cose da fare: forse potrebbe sbrigare qualche chiamata? Così Schürer si ferma, scende dalla bici, fa quattro passi e poi crolla sull’asfalto. «Mi sono vista mancare la terra sotto i piedi», racconta la 47enne oggi. «Sono caduta all’improvviso, restando a terra senza più riuscire ad alzarmi.» Seguono le analisi, anche dal neurochirurgo. Il verdetto: mancanza di attività nervosa nella parte destra del corpo, strappo di alcuni dischi intervertebrali, compressione di un canale nervoso. La sua reazione: il grande vuoto. La parte destra del suo corpo era praticamente paralizzata. «Da donna in carriera e sportiva per me era inconcepibile. Improvvisamente mi sono sentita impotente.» Il fatto che nessuno potesse dirle con certezza se avrebbe mai più potuto rialzarsi e camminare, ha cambiato qualcosa in lei.

Il sistema immunitario della psiche

E oggi? Jacqueline Schürer va di nuovo in bici, corre e fa escursionismo. Ma molte cose sono cambiate: da Lenzburg si è trasferita nell’Alta Engadina, nella natura. Ha abbandonato il suo lavoro nelle vendite scegliendo una direzione completamente diversa. «La mancanza di limiti, il troppo stress e il poco riposo mi hanno fatto ammalare», conclude. Per superare la crisi ha cercato sostegno. Oggi è lei a offrirlo: nel suo ruolo di coach, Jacqueline Schürer aiuta soprattutto le donne a rafforzare la loro resilienza, ovvero la loro resistenza psichica. «È però molto importante non forzare se stessi oltre i propri limiti», osserva Mario Grossenbacher, direttore del Centro di resilienza Svizzera. «Non si tratta di andare avanti per inerzia. Arrivare ai propri limiti è lecito. La domanda è piuttosto: di cosa abbiamo bisogno per riprenderci? La resilienza è ciò che ci permette di ritrovare le nostre forze.»

Se ogni giorno sfrecci a 240 all’ora sull’autostrada, non ti accorgi di ciò che ti circonda.

Forti per autodeterminazione

Ma cos’è che ha permesso a Jacqueline Schürer di risollevarsi, nel vero senso della parola? E perché alcune persone ci riescono meglio di altre? «La scienza ha identificato dei fattori importanti che indicano un comportamento resiliente», commenta Grossenbacher. «I fattori genetici svolgono un ruolo, alcune persone vengono alla luce con una resilienza maggiore rispetto ad altre. Si è inoltre scoperto che lo stress prenatale e durante la prima infanzia si ripercuote in modo negativo sulla resilienza in età adulta. Anche il nucleo familiare e la scuola sono decisivi. Ecco perché, ad esempio, avere dei rapporti stretti e stabili con gli adulti e adattare le esigenze di prestazione all’individuo sono considerati fattori protettivi. Molti aspetti possono essere influenzati da noi stessi anche in età adulta. Così facendo, forse, la prossima crisi non durerà tanto a lungo o l’abisso sarà meno profondo.»

Anche una buona rete sociale è un fattore importante;come lo è imparare ad accettare sé stessi, gli altri o lasituazione in cui ci si trova e assumersi le proprie responsabilità. Si tratta di avere un atteggiamento di base positivoper condurre una vita più attiva e creativa e cercaresoluzioni. Logico, ma come mettere in pratica tutto questo?Il coach di resilienza fa due esempi: «Quando succedequalcosa di spiacevole, alcune persone si rifugianonell’iperattività, funzionando come automi. In questi casiè importante concedersi delle pause in modo consapevolee lasciare spazio alla creatività. Chi si affatica troppo,infatti, non riesce a gestire le situazioni difficili.» Altrepersone, invece, davanti allo stress si bloccano. «Per recuperarela capacità di agire, può essere d’aiuto concentrarsisu ciò che si può cambiare per non perdersi in ciòche è ineluttabile. Chi vede quello che può ancora fare,torna a essere più attivo.» Questo approccio positivo puòessere allenato.

Check-in, check-out

Per allenare la resilienza è più facile iniziare con semplicirituali che aiutano a conoscere meglio sé stessi. All’insegnadel motto: chi conduce una vita sana e adatta alleproprie esigenze, aumenta la sua forza. JacquelineSchürer descrive questo processo così: «Se ogni giornosfrecci a 240 all’ora sull’autostrada, non ti accorgi di ciòche ti circonda. Funzioni e basta.» Lei stessa, infatti, haanzitutto rallentato il passo, chiedendosi: di cosa ho bisognoveramente? Questi esercizi di consapevolezza sono fondamentali anche per Grossenbacher: «L’esercizio piùsemplice è il check-in. Si tratta di iniziare la giornata inmodo consapevole. Io lo faccio mentre mi lavo i denti emi chiedo: come sto? Cosa mi passa per la testa? Diquanta energia avrò bisogno oggi, e quanta me ne resta?»Anche solo ascoltare sé stessi è una cosa che in molti nonsarebbero più in grado di fare. «Quando siamo in macchinaed entriamo in riserva, ci fermiamo per fare rifor -nimento, costi quel che costi. Ma quando scende il nostrolivello di energia, spesso non ce ne accorgiamo, oppurelo facciamo troppo tardi, o facciamo fatica ad ammetterlo.» Grossenbacher si serve di un sistema a semaforo.Se resta per più giorni sul rosso, prende provvedimenti:chiede aiuto o dice «no» più spesso. Oppure si dedica adattività che gli restituiscono energia. Grossenbacher neè convinto: «Andare a fare jogging due volte all’anno nonbasta. Lo stesso vale per la salute mentale.» Ecco perchécon il suo team ha fondato la prima palestra mentaledella Svizzera. Invece di sollevare pesi, nei suoi corsi cisi scambia idee, se ne discute in gruppo, si fanno esercizidi consapevolezza per rafforzare così la resilienza. «Esistonomolte offerte di terapia e cura del burnout e simili.Il nostro scopo era quello di creare qualcosa su cui lavorareinsieme in modo costante», racconta. «Altrimenti cisi mette di nuovo di mezzo la vita.»

Consiglio degli esperti

Mario Grossenbacher,coach di resilienza

«Invece di respingereuna situazione difficile,è meglio analizzarla:posso fare qualcosaper migliorarla? Se no,si può provare a lasciarlaandare e concentrarsisugli aspettipositivi: cos’altro si puòfare? Cosa ho imparatoe in che modo possocontribuire attivamenteper non dovermiciriconfrontare infuturo?»